giovedì 11 agosto 2011

LA CITTÀ DELLE RONDINI ALBINE

"Non ritorneremo. Addio. Pripjat, 28 aprile 1986"

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Pripyat, diventata una città fantasma dopo il disastro nucleare di Chernobyl, fu costruita ai tempi in cui la centrale era attiva per ospitare gli operai e le loro famiglie, e successivamente data l'alta qualità della vita crebbe fino a contare una popolazione di circa 47.000 abitanti. Era un bel centro urbano con appartamenti, due ospedali, alberghi, scuole, centri ricreativi, commerciali e un luna park, di cui rimane a tutt'oggi lo scheletro silenzioso a sorvegliare la città.

L'evacuazione degli abitanti da Pripyat, che dista all'incirca tre chilometri da Chernobyl, non avvenne immediatamente dopo il disastro ma a 36 ore di distanza e in tutta fretta. Alla popolazione che veniva fatta salire di gran carriera sugli oltre mille bus arrivati da Kiev venne detto che si sarebbe trattato di un'assenza temporanea, di soli tre giorni, ma qualcuno più accorto o forse più informato dovette capire come stavano veramente le cose, e lasciò così quella scritta su una lavagna della scuola.
Non ritorneremo. Addio. Pripjat', 28 aprile 1986.
Di fatto così fu e la città, con tutto quello che conteneva, venne lasciata a consumarsi sotto l'ombra e i fumi tossici della centrale.

Random facts

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• I lupi ricomparsi a Chernobyl e nelle zone circostanti anni dopo il disastro atomico (malformati, malati e più piccoli della media), sono sopravvissuti e si sono potuti riprodurre mangiando i cani che erano rimasti in città. "Wolves eat dogs", romanzo di Martin Cruz Smith è ispirato a questo fatto.
• Per anni dopo il disastro le gatte non sono più state in grado di partorire gatti maschi, e i felini si sono quasi estinti.
• Le rondini che nidificano tra le rovine di Pripyat e nelle zone circostanti nascono albine.
• Il plutonio impiega 373.000 anni per dimezzare le proprie radiazioni. 
• È stato stimato che il livello di radiazioni sarà tale da permettere all'uomo di vivere ancora senza conseguenze nelle zone intorno alla centrale tra 600 anni.


Nel 1986 avevo sette anni, e sebbene conservi un ricordo vago delle notizie sul disastro nucleare mi ricordo bene che per un lungo periodo ci venne sconsigliato di consumare alcuni prodotti come i latticini, che potevano risultare contaminati. Non c'era un buon clima in quel momento, e lo intendo in tutti i sensi, c'era tensione, e se mi impegno un po' mi sembra quasi di poterla avvertire ancora oggi. Però in fondo di anni ne sono trascorsi tanti e la storia di Pripyat non la conoscevo a fondo e non l'avrei mai scoperta, se non mi fossi appassionata di città abbandonate e non avessi fatto ricerche in rete.
Premesso che non sono in campagna elettorale e non mi metto a fare comizi (in ogni caso sarei in ritardo dato che si è già votato contro il nucleare mesi fa), immagino che quello che ho letto e visto in termini di foto e di video sia soltanto una minima parte di quanto c'è da sapere e da vedere, e della verità dietro il disastro e le sue conseguenze, ma di sicuro mi è bastato a impressionarmi per tutta la vita, e a volte penso che forse sarei potuta campare più felice e contenta senza sapere niente di questo ennesimo lato oscuro dell'umanità, ma poi ci ragiono su e mi rendo conto che ci sono cose che è giusto conoscere, perché nonostante tutto al mondo c'è più di una testa di cazzo che ancora parla di nucleare, e mi fa capire quindi che non ha imparato niente dalla storia (e dai propri errori!) e io non voglio far parte di questa categoria.
L'uomo è un assassino.
L'uomo che si vanta di essere la creatura più intelligente sul pianeta terra spreca tempo, risorse, denaro e vite per creare i mezzi per autodistruggersi, alla faccia dell'intelligenza.
Siamo assassini nel codice genetico ed è giusto che lo sappiamo, anche se per fortuna non tutti decidiamo di abbracciare questo lato di noi stessi.

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