domenica 16 ottobre 2011

Ascolto i Muse tutti i giorni, e tutti i giorni penso a te perché non riesco a scindere le due cose.
Ogni volta che sento Resistance e mi viene in mente il video ripenso al primo concerto, a tutto quel lavoro assurdo di visualizzazione che abbiamo fatto tempo prima, a come ci siamo sentite poi quel giorno a Casalecchio quando niente è andato come immaginavamo che andasse però allo stesso tempo è stata una giornata talmente meravigliosa che non ci sono parole per descriverla.
Ogni live che guardo mi fa pensare a te, perché non sono capace di non ricordare per filo e per segno tutti i commenti che abbiamo fatto quando l'abbiamo guardato insieme, dove eravamo, se da te o da me, se era giorno o era notte, se stavamo mangiando le patatine e bevendo la birra o stavamo facendo colazione con lo scrausino. Non posso sentire TIRO senza che mi venga un magone che non so, non riesco a sentire New Born senza automaticamente collegarla a te e al tuo romanzo né riesco ad ascoltare serenamente Starlight perché quando dice "My life, you electrify my life" ho sempre pensato a te e tuttora lo faccio, e perché era la tua sveglia e quando dormivo da te la sentivo anche se stavo in un'altra stanza, però me le ascolto tutti i giorni lo stesso e certe volte riesco persino a sorridere, e a pensare che beh, prima o poi mi passerà.
Io ti tengo lontana in ogni modo possibile dagli occhi per soffrire di meno ma non si può tenere una persona lontana dal cuore, neanche con l'impegno, con la pazienza e coi ricordi di tutto quello che non ha funzionato, e lo sa l'universo se non sono di più le cose che sono andate storte tra noi di quelle che invece sono andate bene, ma per quanto questa situazione mi pesi e mi addolori non riesco a trovare una soluzione. Non ci riesco nel senso che non ne ho la forza. Non so come reinventarmi, non mi viene nessun pensiero giusto da scrivere o da mettere in pratica perché non so cos'altro dire o fare.
Ero così sicura di me a maggio che immaginavo di aver trovato Shangri-La e che tutto si sarebbe risolto in quattro e quattr'otto e invece guarda un po', non si è risolto un cazzo perché l'amore non esce da un rubinetto che si può aprire e chiudere a proprio piacimento e per quanto possa aver pensato male di te, per quanta rabbia possa aver covato l'affetto ha sempre finito per prevalere, e a questo punto non so più se sia un bene o un male. Chi ha ragione allora, quella parte di me che ascolta le canzoni piangendo, o quella che mi assicura che un giorno davvero mi passerà?
Lennie, che cosa devo fare?
Non ce la faccio a rimettere di nuovo insieme i pezzi nel modo in cui l'ho fatto finora perché ogni volta che è successo poi è andato tutto a puttane, e perché non ho davvero altre grandi e complesse verità dentro di me con cui poter riempire tre pagine di lettera. Non ho più niente da dare in quel senso, non ho più autoanalisi da fare né colpe da ammettere, ho soltanto un vuoto grandissimo che cerco di riempire senza riuscirci e un dolore fisico che non passa mai, che è come un nodo che si sposta da una parte all'altra del corpo per tormentarmi. Certi giorni sorrido, a volte rido anche, e prego e rendo grazie ma il dolore rimane, perché ti voglio sempre un bene esagerato che non so dove mettere e che non posso ricollocare, perché ha il tuo nome sopra e non è riciclabile per qualcun altro, e perché mi chiedo in virtù di quale stramaledetta fottutissima legge le cose debbano essere per forza complicate.

Nessun commento:

Posta un commento

Siamo in un blog libero, dì un po' quello che te pare!