martedì 15 agosto 2017

BEI GIORNI DI FESTA

Ho di nuovo la cartella delle bozze piena di post che non pubblicherò mai, chiaro segno che sto attraversando uno di quei famosi periodi del tipo "vorrei dire cose ma non sono sicura di volerle dire quindi le scrivo e poi le appoggio lì, dove nessuno può vederle" (FIND LOGIC if you can).
Giorno di festa e marito in ferie vuol dire che oggi è martedì ma ho come la vaga impressione che sia domenica, comunque non abbiamo festeggiato per niente, io ho dato aria al materasso e pulito casa e sono riuscita a compiacermi del fatto che a Bibione dai cognati ci siamo stati ieri e non oggi, così mi sono risparmiata le attività ludiche, le festicciole in spiaggia e in piscina, i balli di gruppo, la grande cena finale. Sto ancora smaltendo i postumi del martirio di ieri, con la sveglia alle quattro e mezza di mattina, le ore di macchina, il caldo, il sonno, i cessi del campeggio (la mia ossessione per i germi e i batteri è tornata alla carica più forte di prima, di recente). Ma almeno ho trovato "Cerimonie nere" dell'Urania Horror che qui in provincia era irreperibile e come contentino non è stato male, via.

Poscritto ignorante:
sono stanca di libri che mi smontano i sentimenti. La settimana scorsa ho finito "Metropolis" di Thea von Harbou di cui ho adorato ogni singola parola, ho diluito la lettura nell'arco di un mese perché mi durasse il più a lungo possibile e non mi frega niente di chi ha sostenuto che l'intento del libro sia fin troppo moraleggiante, e la storia sia piena di luoghi comuni e contenuti religiosi: non ho potuto fare a meno di amarlo con tutto il cuore. A distanza di una decina di giorni ancora ci sto pensando. Ma che problemi ho, io.
L'altro ieri, invece, ho finito "L'isola del dottor Moreau" di H. G. Wells, a cui in un primo momento avevo dato solo tre stelle (oggi ne ho aggiunta una quarta). La voce del narratore in prima persona non mi ha entusiasmata, ho trovato che il racconto delle sue avventure fosse piuttosto freddo a dispetto del contenuto, ma forse è proprio per questa sorta di distacco che le immagini e i personaggi alla fine sono emersi più nettamente e con la dovuta crudezza.
Moreau, quello schifo di vivisezionatore dai discorsi e le teorie deliranti, ha meritato la fine che ha fatto, e mi sta bene che Prendick si sia salvato per una proverbiale botta di culo... ma Montgomery??! Doveva proprio morire anche Montgomery!?!? Gli volevo bene, e questa a Wells non gliela perdonerò MAI.

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